Benvenuti nella rubrica “non solo design”, questo spazio, come è esplicitato in modo chiaro dal titolo prescelto, non tratterà solo temi direttamente riconducibili al mondo del design, ma toccherà tematiche di carattere culturale-conoscitivo che mi hanno in qualche modo contaminato positivamente e del quale intendo trasmettervi i contenuti in modo personale, come fa uno storiografo; mi piacerebbe molto pensare a questo tempo da condividere assieme, come ad una sorta di coffee break, un modo per estraniarsi momentaneamente dagli innumerevoli impegni che permeano le nostre giornate di lavoro o di organizzazione familiare, un modo per conoscermi meglio al di fuori del ruolo che mi compete soventemente e che ci ha dato la possibilità di incontrarci.
In questa prima edizione, vi voglio raccontare della mia passione per il modellismo che si è manifestata nella mia infanzia, sotto forma di gioco e che in seguito mi ha fatto diventare un vero e proprio collezionista.
La mia collezione è tutt’ora in continuo divenire e ad oggi conta circa 1200 pezzi, riferiti ad automobili e ad automezzi per il trasporto di cose e persone del passato, tutti rigorosamente veicoli di nazionalità italiana che raccontano l’evoluzione della tecnica e del costume della nostra società dai primi del novecento, alla motorizzazione di massa, sino ai giorni nostri.
La raccolta è suddivisa in sezioni, ogni sezione tratta un tema specifico, ed ogni tema è svolto coinvolgendo in sequenza le varie case automobilistiche; le sezioni sono state suddivise in: vetture berlina, coupé spider, vetture fuoriserie, vetture sport, formula 1, rally, veicoli pubblicitari, forze dell’ordine, autobus e pullman ; mentre le case automobilistiche di riferimento sono: Fiat, Lancia, Alfa Romeo, Autobianchi, Ferrari, Maserati, Osca, Lamborghini, Abarth, Cisitalia, Iso, Siata, Om, Menarini, Iveco.
Una sezione a parte è dedicata alle due ruote e più precisamente alla vespa di Piaggio, nata dalla collaborazione dell’industriale Rinaldo Piaggio e del progettista, geniale, Corradino d’Ascanio; questo scooter sarà assieme alla Lambretta, prodotta da Innocenti, il primo passo che porterà negli anni successivi la motorizzazione di massa del nostro paese dopo le distruzioni del conflitto mondiale.
Per rendere la collezione più interessante, all’acquisto di ogni modello ho affiancato la raccolta di materiale fotografico ed informativo, necessari per poterlo contestualizzare correttamente nel periodo storico di riferimento.
L’esempio più rappresentativo per aiutarvi a capire il concetto, è quello relativo alla sezione veicoli pubblicitari, questa raccolta, forse quella che preferisco in assoluto, oltre a descrivere gli automezzi e le loro peculiarità tecniche e stilistiche in modo dettagliato, diventa anche una piacevolissima carrellata di brand del made in Italy protagonisti del boom economico del nostro dopoguerra, qui oltre al materiale informativo su carta stampata, ho arricchito la collezione dotandola di una cineteca comprendente tutti gli episodi pubblicitari di Carosello dall’esordio nel 1957, fino all‘ultima edizione del 1977.
Tendo a precisare per le persone” troppo giovani”, per essere a conoscenza di cosa fosse Carosello, beate loro, che a quel tempo i ritmi televisivi erano molto ma molto meno incalzanti, le esigenze di svolgere tutto in modo frenetico non esisteva e la pubblicità non poteva inserirsi nel palinsesto se non relegata in appositi spazi predeterminati, per evitare che rovinasse la visioni dei film, o dei numerosissimi programmi culturali con interruzioni selvagge e completamente fuori luogo.
Oggi, la tv, purtroppo, si è trasformata da strumento culturale educativo, in network e la pubblicità è passata da uno stato solido e ripartibile ad uno stato fluido e totalizzante, sommergendo completamente il palinsesto e plasmandolo per attribuirgli la capacità di sopportare fratture temporali mirate nel numero e nel tempo, in base al numero e alle esigenze degli sponsor. Peccato ! Soprattutto per quanto riguarda le reti Rai che visto il canone annuo che ogni nucleo familiare paga e tenendo conto anche del normale adeguamento ai tempi che cambiano e con essi le esigenze, comunque sarebbero dovute rimanere coerenti alla figura di servizio pubblico per il quale furono a suo tempo concepite.
Altro settore interessante da menzionare della collezione è quello dedicato ai grandi carrozzieri, quelli per intenderci che producevano le cosiddette “fuoriserie” pratica che ebbe il suo massimo sviluppo dagli inizio degli anni venti, fino al termine degli anni sessanta.
In quegli anni le case automobilistiche producevano direttamente quasi sempre automobili in conformazione berlina, magari a più livelli di dotazione in termine di accessori, ma declinavano gli allestimenti di versioni speciali come le coupé, le cabriolet o le versioni sportive destinate ai gentleman driver, così venivano chiamati i piloti, a battilastra- designer esterni che spesso localizzavano i loro atelier in prossimità delle fabbriche automobilistiche più importanti.
A quel tempo le carrozzerie delle auto non erano autoportanti come lo sono oggi, ma erano fissate allo chassis, consistente in un telaio portante, completo di sospensioni, ruote, trasmissione, cambio e motore, questo insieme di organi meccanici assemblati, costituiva la base di partenza, attorno alla quale si procedeva con la costruzione della carrozzeria.
La carrozzeria, a sua volta era costituita da un telaio in tubi saldati tra di loro, in acciaio o alluminio, ricoperto dalla carrozzeria vera e propria, realizzata in lastre di alluminio battute a mano, saldate o rivettate l’una all’altra, stuccate e verniciate.
Anche gli interni, spesso erano completamente riprogettati rispetto al modello di serie e costituivano un elemento determinante nella personalizzazione del prodotto finito; un esempio eclatante è sicuramente quello di Vincenzo Lancia, famoso per la ricerca continua dell’eleganza e della perfezione costruttiva, utilizzava per le tappezzerie delle sue auto, allestite fuoriserie, tessuti forniti nientedimeno che dal famoso stilista di moda Ermenegildo Zegna.
Ora, vi elenco alcune tra le migliori realtà che hanno saputo creare dei veri e propri capolavori di stile.
Pininfarina, sicuramente è il più significativo, corteggiato nel 1920 nientemeno che da Henry Ford, ha prodotto molte delle più belle auto della storia, come ad esempio la Cisitalia 202 esposta in modo permanente al Museum of Art di New York Moma e definita, opera d’arte in movimento, è riuscito a trasformarsi da artigiano ad industriale già dal 1956 con le linee produttive della mitica Giulietta spyder, affiancato e poi sostituito, in seguito alla sua scomparsa, dal figlio Sergio e dal marito della figlia Renzo Carli. Questi, hanno proseguito con successo l’attività del fondatore e Sergio, vero e proprio figlio d’arte, per il suo magnifico operato è stato insignito nel 2005, del titolo di senatore a vita dall’allora presidente della repubblica Carlo Azelio Ciampi, ora l’azienda è gestita dal figlio, Paolo che si occupa di design sperimentale, d’avanguardia.
Ugo Zagato altro stilista importante, famoso per le sue realizzazioni ultraleggere ottenute anche grazie all’esperienza maturata in campo aeronautico, incominciò a produrre carrozzerie già all’inizio degli anni venti del secolo scorso, ad Ugo, ben presto si affiancarono i figli Gianni ed Elio, quest’ultimo dopo aver conseguito la laurea alla bocconi di Milano nel 1947.
Nel nuovo millennio la firma milanese si occupa di ricerca nel campo del design sperimentando nuovi materiali e nuove soluzioni tecniche, producendo prototipi per marchi blasonati e per facoltosi clienti; l’azienda è seguita direttamente da Andrea figlio di Elio e dalla moglie Mariella Rivolta, nipote di Renzo Rivolta fondatore della mitica “Iso”.
“Destini incrociati”, con questa definizione, mi riferisco agli atelier Ghia e Vignale che dopo avere avuto storie aziendali contraddistinte da vicende diverse, sono confluite in un comune triste destino.
Ghia ha vissuto negli anni 50 un euforico periodo di espansione grazie a Chrysler e a stilisti collaboratori di prima grandezza come Boano, Exner, Savonuzzi, Tjaarda, Giugiaro e tanti altri.
Da un punto di vista economico comunque l’azienda procedeva a stenti tra alti e bassi, fino a quando è apparso all’orizzonte l’argentino Alejandro de Tomaso che in quel frangente parve adattarsi al ruolo di salvatore della patria, egli aveva in mente di produrre per il mercato usa una vettura sportiva, una sorta di anti Ferrari denominata Pantera.
A tale progetto ottenne l’appoggio assoluto di Lee Jacocca che intendeva vendicarsi del “grande rifiuto” ricevuto nel 1963 da parte di Enzo Ferrari, di incorporarsi nell’orbita Ford di Detroit della quale era dirigente.
Visto il ridotto potenziale produttivo di Ghia, de Tomaso propose alla Vignale, capace di realizzare 16 carrozzerie al giorno, di entrare nel progetto, approfittando del fatto che era in difficoltà per aver perso il suo genio creativo, il designer Giovanni Michelotti.
Purtroppo, vista la pessima reputazione che i primissimi modelli si crearono negli States, le commesse furono ritirate dalla Ford e la conseguenza fu la chiusura di entrambi gli stabilimenti.
Con la chiusura della Ghia e della Vignale si sottrasse un inestimabile patrimonio creativo della straordinaria scuola dei grandi allestitori torinesi.
Ad Alejandro de Tomaso è da attribuire la responsabilità di aver sacrificato senza ritegno due sfavillanti marchi, poi ridotti al semplice ruolo di nobilitare vetture prodotte in grande serie.
Touring superleggera rappresenta un’altra grande realtà nel mondo delle carrozzerie di massimo rango, il merito è senz’altro da attribuire al fondatore Felice Bianchi Anderloni che ha saputo esprimere in modo autorevole l’energia derivata dalla sua grande cultura maturata in quarant’anni di presenza nel mondo delle più prestigiose auto del novecento e dalla propensione verso la realizzazione di vetture dalla forte personalità innovativa, senza mai essere inutilmente vistose.
Le sue” creature” erano contraddistinte da un uso sapiente di nuove leghe leggere che la metallurgia attraverso nuovi processi produttivi riusciva a mettergli a disposizione, per poi essere plasmata da una manodopera aziendale sempre più rara, competente e preziosa.
Purtroppo nel 1964, a seguito delle forti tensioni sindacali, di un indebitamento dovuto al radicale piano di rinnovamento aziendale e alla perdita di una grossa commessa di fornitura di una casa automobilistica britannica, la touring superleggera dovette chiudere i battenti per fallimento.
Oggi, a più di quarant’anni da quel triste episodio, grazie ad una cordata italo-belga-olandese il blasonato marchio touring è tornato in vita, per occuparsi dei restauri di auto d’epoca ad altissimi livelli e alla realizzazione di prototipi in piccola serie, caratterizzati da linee stilistiche classiche e raffinate, ma realizzati dall’impiego di tecnologie estremamente avanzate e di materiali innovativi.
L’elenco di questi veri e propri artisti potrebbe andare avanti quasi all'infinito, visto che oltre ai nomi più altisonanti, ogni città d’Italia possedeva le sue piccole realtà locali ; posso testimoniare tutto questo grazie a mio padre che mi parlava con nostalgia e trasporto emotivo di questo magico mondo, perché lui stesso, da giovanissimo ne fece parte per un breve periodo.
Il giovane Fernando Bergamini era molto bravo nel disegno grafico, nella pittura e nel realizzare modelli con i materiali che aveva a disposizione, come il filo di ferro e il legno; venne notato da un certo ingegnere Termanini funzionario del comune ferrararese a quei tempi sfollato con la famiglia per evitare i bombardamenti alleati, nelle campagne vigaranesi, dove viveva la famiglia Bergamini.
Una volta finito il conflitto, tornò a cercarlo e lo introdusse, conoscendo personalmente i proprietari, in una carrozzeria di un certo signor Vancini, situata all’interno di una corte in via Mortara a Ferrara, dove per qualche tempo collaborò come battilastra e dando anche consigli tecnici per la realizzazione di piccole barchette sport da inscrivere alla Millemiglia, commissionate da persone anche non particolarmente abbienti, ma desiderose di partecipare alla freccia rossa, la corsa più bella di tutti i tempi.
Interrompo a malincuore la descrizione delle sezioni che compongono la mia collezione perché servirebbe veramente troppo tempo per descriverle tutte quante, e voglio parlarvi di due attività correlate sempre in campo modellistico che ho iniziato a svolgere da qualche tempo.
La prima, si occupa della trasformazione di modelli definiti simpaticamente “edicolosi”, cioè modelli anche di moderato valore economico dove io intervengo smontandoli completamente e con l’ausilio di transkit prodotti da aziende specializzate, o attraverso dettagli totalmente autocostruiti, li trasformo in automobili da corsa che hanno gareggiato in competizioni minori, con al volante piloti che non hanno mai raggiunto la notorietà assoluta e proprio per questo non sono mai stati presi in considerazione dalle aziende produttrici di automodelli; si ottengono così autentici pezzi unici!
Tra l’altro va senz’altro detto che la qualità dei modelli così trasformati viene notevolmente elevata, perché i dettagli che uso per sostituire quelli esistenti grossolani in plastica, sono ottenuti con la tecnica della fotoincisione che permette di lavorare lamiere di ottone o alpacca avendo la possibilità di ridurre gli spessori, creare solchi, tagli, fori o anche figure complesse con il massimo del realismo e della proporzione. Il modello poi nella fase conclusiva va rifinito con decals riportanti numeri di gara e sponsor nelle giuste posizioni, rilevate da materiale fotografico dell’epoca.
L’esempio che vi voglio illustrare, riguarda la trasformazione di un modello prodotto dalla italianissima Brumm, la Fiat 127 prima serie del 1971 nel classico colore blu notte, ottima base di partenza per riprodurre la Fiat 127 gr1 sponsorizzata da Kranabet e che prese parte a due gare:
Nel 1976, al rally campagnolo con il numero di gara 120, condotta da Vittorio Caneva in coppia con Bonomo classificatasi nella competizione vicentina al 36° posto assoluto, mentre al rally di San Martino di Castrozza numero di gara 166 Vittorio Caneva, navigato da De Vidal, dovettero ritirarsi per un guasto tecnico.
Il transkit è prodotto dalla ditta Arena di Verona specializzata in accessori per l’automodellismo in scala 1:43 e 1:24.
La seconda attività consiste nella creazione di diorami, cioè nel riprodurre in scala perfetta un episodio storico, che nel mio caso è sempre a tema automobilistico, avvalendosi il più possibile di materiale fotografico per cogliere anche i più piccoli dettagli e riproducendo il tutto con tecniche e materiali attinti dal mondo dei plastici ferroviari e di architettura.
Devo ammettere che nel mio caso sono notevolmente facilitato nella conoscenza dei materiali e nella capacità di ridurre tutto quanto in scala perfetta, dalla formazione professionale che i miei studi mi hanno dato per la realizzazione di plastici architettonici, formazione ulteriormente sviluppata attraverso le esperienze maturate esercitando la professione di designer e messa a disposizione dei miei clienti ogni qualvolta riproduco in scala ridotta il prototipo di un arredo.
Il diorama che vi mostro, raffigura il momento in cui le auto Ferrari 156 f1, vengono scaricate dalla bisarca Fiat carrozzata dalla Bartoletti di Modena acquistata dalla Ferrari nel 1956 in due esemplari ed utilizzati fino al 1965. La monoposto n.4 spinta dai meccanici è quella di Von Trips che al secondo giro del GP entrerà in contatto con la Lotus di Jim Clarck, perdendo il controllo della macchina, decollando e atterrando dopo numerose carambole sul pubblico a duecento chilometri l’ora oltre le reti di protezione, rimanendo ucciso e uccidendo ben quindici spettatori.
La Ferrari n.32 a cui i meccanici stanno sostituendo gli pneumatici è di Giancarlo Baghetti che lo vediamo in piedi a parlare con la coppia di amici, in gara ottenne il giro più veloce ma si dovette ritirare al tredicesimo giro in seguito alla rottura del motore.
La monoposto sulla parte alta della bisarca coperta dal telo di protezione è la t-car ovvero la vettura utilizzata per i test in pista e successivamente come muletto.
La Fiat 1100 furgone Shell, faceva parte dell’assistenza della scuderia Ferrari, mentre la Fiat 600 prima serie era un veicolo pubblicitario della Coca Cola sponsor del GP di Monza.
Nel congedarci, vi invito a riincontrarmi nella prossima edizione per trattare nuovi argomenti, vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato per conoscere questo aspetto meno noto della mia personalità, spero vi siate divertiti e per chi volesse approfondire la propria conoscenza del mondo del modellismo voglio consigliarvi come lettura la rivista trimestrale modelli auto collezionismo e modellismo www.modelliauto.it, mentre come luogo senza ombra di dubbio il “Museo del modellismo storico Leonello Cinelli” via San Leo n. 9 a Voghenza di Voghiera in provincia di Ferrara.
È uno dei musei dedicati al modellismo più importanti su scala mondiale, si estende su oltre 450 mq di esposizione e alla sezione dedicata agli automodelli espone alcuni pezzi che hanno vinto i mondiali di modellismo, giudicati come i migliori pezzi autocostruiti mai realizzati.
(www.museomodellismostorico.it)
Bergamini e Zucchini
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