In questo caso, sono ad illustrarvi, attraverso disegni acquerellati e rendering eseguiti al computer, il progetto di una stanza da letto padronale appartenente ad una giovane coppia, lui industriale, lei professionista molto impegnata nel sociale e dal nome altisonante. I signori committenti, su mia richiesta, mi hanno concesso di pubblicare queste immagini, manifestando però la volontà di mantenere l’anonimato sulle loro identità personali. La dimora dove essi vivono il loro tempo privato, è situata fuori dal centro abitato di Ferrara in un’antica villa dei primi del settecento finemente restaurata ed immersa in uno spettacolare parco di cinquemila metri quadrati, costituito da alberi ad alto fusto e presenziato da misurate installazioni floreali. La sala soggetta all’intervento è situata al primo piano, si presenta molto ampia, ben cinquantotto metri quadrati al netto di locali accessori come bagni e guardaroba, ed estremamente luminosa, per la presenza di quattro finestre dalle generose dimensioni e dal soffitto alto ed interamente affrescato. Purtroppo, non vi è traccia di arredi originali, per via di un loro trafugamento in epoche passate, com’è avvenuto in tante dimore simili, rimaste a lungo disabitate negli anni del primo dopoguerra del secolo scorso. Nei primissimi incontri, durante la fase di ascolto e di dialogo con i miei clienti per individuare le loro aspettative in merito al risultato da ottenere, è emerso in modo molto chiaro, il loro desiderio di poter fruire di un ambiente “caldo,” accogliente e capace di creare forte intimità a dispetto delle generose dimensioni che come ben sappiamo non aiutano in questo senso. Le tre porte di accesso presenti alle estremità del rettangolo allungato che è la forma della stanza, mi hanno suggerito di creare subito, in corrispondenza delle due zone di entrata, altrettanti salotti, con vocazioni diverse, il primo pensato per la conversazione, mentre l’altro dotato di caminetto, ideato per la lettura. La zona letto, risulta così in posizione centrale, leggermente filtrata dai quattro alberi-libreria posti a quadrilatero come delimitazione delle zone dedicate. La scelta degli arredi e delle loro finiture, mi è stata suggerita, dal locus e dalla sua storia; infatti la villa, fu concepita trecento anni fa, come “delizia ferrarese” ossia dimora estiva di rappresentanza di una delle famiglie patrizie insediate nella vicina città. A quel tempo, le proprietà immobiliari di questo tipo, erano dotate di grandi quantitativi di terreno, sfruttato per le coltivazioni agricole e la pastorizia. Queste attività lavorative, venivano affidate a famiglie inquadrate come affittuari o mezzadri che oltre a svolgere il proprio lavoro nei campi della tenuta, trascorrevano le loro esistenze private nelle cascine concesse a loro in uso e disseminate all’interno dei possedimenti stessi. E’ proprio sui mezzadri, sulla loro maestria nello svolgere ogni lavoro necessario, sulle disumane fatiche del loro quotidiano vivere che si è concentrata la mia attenzione, loro erano la vera anima capace di dare vita alla villa, del resto la presenza dei nobili era ridotta solamente a poche settimane nel periodo estivo, spesso trascorse in modo annoiato e distratto senza alcuna possibilità di cogliere la poesia di questi luoghi straordinari. Quindi, oltre a restaurare nel modo più coerente possibile l’esistente, mi riferisco alla pavimentazione lignea, al trattamento della superficie delle pareti e al restauro integrale degli affreschi a soffitto. Ho proceduto con l’installazione di arredi che fossero filosoficamente vicini ai contadini che erano vissuti in quei luoghi, poveri esteriormente nelle linee che li caratterizzano, ma ricchissimi dentro, nella materia che li costituisce, capaci di provocare emozioni, quelle emozioni tanto care ai miei committenti. Il designer italiano più vicino a questo concetto, da cui potevo attingere a piene mani dal suo repertorio, è senza dubbio Antonio Ceroli, i suoi arredi, sono realizzati in legno di larice fiammato scolpito, sezionato e assemblato con grande maestria e grande sensibilità protese ad esaltare tutte le peculiarità della materia stessa. I complementi che ho provveduto a disegnare e a realizzare personalmente attraverso l’uso di vecchie travi smontate da antichi fienili abbattuti perché irrecuperabili, sono i quattro alberi da frutto- libreria, idealmente potati dalla sapiente mano dell’uomo; gli animali selvatici che popolano il mondo campestre come le civette, la lepre e la grande maschera del caminetto. Tutti i muri perimetrali sono stati dotati nella parte bassa di una boiserie in legno lavorato a mano e arricchita da cornici in bassorilievo e verniciata a pennello con smalti acrilici color burro; stessa manifattura e stessa verniciatura anche per le tre porte di accesso all’ambiente. Anche il lampadario è frutto della mia matita, vuole essere un omaggio alla padrona di casa ed al tempo stesso, un richiamo ai fiori e alle rose presenti nel vicino giardino; realizzato in ferro battuto a mano e laccato con smalti policromi, è ospitato all’interno di un cilindro di plexiglass leggermente ambrato che ne enfatizza le forme dandogli il giusto peso nell’ambiente..